Verga, "I Malavoglia": commento al capitolo 1

Un tempo eterno, estraneo alla storia, regna all’inizio del capolavoro romanzesco di Verga. Ma appunto la storia vi irrompe: quando il rampollo della famiglia il cui nome (alla maniera dello Zola del "ciclo" dei Rougon-Macquart) dà il titolo alla storia, il giovane ’Ntoni, deve abbandonare la propria terra per il servizio militare. È l’inizio di una catena di disastri: dal naufragio della barca usata per il commercio di lupini, ironicamente battezzata Provvidenza, alla morte del fratello di ’Ntoni, Luca, nella battaglia navale di Lissa (con la quale, nel 1866, si conclude ingloriosamente la Terza guerra di indipendenza); dalla miseria che costringe la famiglia a disfarsi della casa avita detta del Nespolo (nonché della barca nel frattempo rimessa a nuovo) alla condanna di ’Ntoni per contrabbando; dalla perdizione della sorella Lia, che s’intuisce avviata alla prostituzione, alla morte del coriaceo capofamiglia, padron ’Ntoni, infine distrutto dall’incrudelire delle avversità.
 
Tutte queste vicende sono però narrate nel romanzo senza patetismo, e anzi senza alcuna partecipazione dell’autore, il quale si mantiene rigorosamente impersonale, in ossequio alla norma verista. Come in una leggenda o in un mito popolare, è una coralità anonima quella che racconta e in cui si riassume il punto di vista dell’intera comunità alla quale la famiglia appartiene. A tale effetto contribuiscono non solo l’uso estensivo e indiscriminato del discorso indiretto libero, ma anche l’inserimento di modi di dire popolari, proverbi ed espressioni idiomatiche, nonché di una sintassi mobile e irregolare, prevalentemente paratattica, in parte modellata su quella dialettale (con frequenti incisi, anacoluti e altre forme di spezzatura). L'effetto è insomma quello che Luigi Russo, uno dei primi critici a capire la modernità del lavoro di Verga, definì "siciliano trascendentale", perché immanente di continuo nella narrazione e con una presenza  per così dire "strutturale", ancorché lessicalmente e morfologicamente “tradotto” in italiano standard.
 
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa - Tuttolibri.