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Umberto Saba, il "Canzoniere": analisi e struttura dell'opera

Umberto Saba iniziò a concentrarsi sin dal 1913 sul progetto letterario di un Canzoniere che racchiudesse al suo interno tutta la sua produzione poetica. La prima edizione di questa vasta e organica raccolta poetica appare nel 1921, e presenta al pubblico il risultato di venti anni di lavoro, riunendo le poesie scritte da Saba tra il 1900 e il 1920. Le edizioni successive a questa trovano poi una collocazione nelle due edizioni del Canzoniere risalenti al 1948 prima, e a quella definitiva del 1961 poi. Quest’ultima, pubblicata dopo la morte di Saba ma che si suppone rispecchiare le sue ultime volontà è composta da diverse raccolte, che scandiscono cronologicamente la vita del poeta: Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-1907), Versi militari (1908), Casa e campagna (1909-1910), Trieste e una donna (1910-1912), La serena disperazione (1913-1915), Poesie scritte durante la guerra, Tre poesie fuori luogo, Cose leggere e vaganti (tutte composte nel 1920), L’amorosa spina (1920), Preludio e canzonette (1922-1923), Autobiografia e I prigioni (1924), Fanciulle (1925), Cuor morituro (1925-1930), Preludio e fughe (1928-1929), Il piccolo Berto (1929-1931), Parole (1933-1934), Ultime cose (1935-1943), VarieMediterranee (1946), Epigrafe (1947-48), Uccelli (1948), Quasi un racconto (1951), Sei poesie della vecchiaia (1953-1954). Nel 1948 Saba pubblicò Storia e cronistoria del Canzoniere, un testo critico tramite cui spiegare e commentare la propria opera, fornendo una chiave di lettura della stessa.

Il Canzoniere come si presenta nella sua versione definitiva del 1961 appare diviso in tre parti, che si rifanno all’idea di una scansione cronologica, riferendosi alla giovinezza, alla maturità e alla vecchiaia dell’autore. Ogni sezione del Canzoniere può essere considerata come un’opera compiuta in se stessa. In primo piano si nota il rapporto costante con il mondo naturale e animale, in cui vengono trasposti molti temi della poesia di Saba. Centrale anche il tema cittadino, con il ruolo protagonistico assegnato alla città natia, Trieste, e quello degli affetti famigliari. Ritorna infatti di continuo la figura della moglie Lina e la riflessione sulle fasi della propria vita, con particolare attenzione all’infanzia e ai traumi legati a quel periodo della vita di Saba. Forte è anche il contrasto tra le radici dei genitori, che si traducono nell’arianità del padre e nell’ebraicità della madre. L’autobiografia è quindi la costante della produzione di Saba, con cui la poesia diventa il mezzo per indagare la psicologia umana, il dolore e l’amore che lo accompagnano.