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Il Rinascimento: sintesi dei temi e degli autori principali

Caratteri generali

 

Il Rinascimento è un complesso movimento culturale, artistico e letterario che si sviluppa in Italia e in Europa a partire dagli ultimi vent’anni del XV secolo sino al primo quarto del XVI secolo, e che, elaborando concetti già presenti nell’Umanesimo, porta a compimento una significativa rivoluzione culturale, che getta le basi per l’età moderna. Il concetto di “Rinascimento” 1 è quindi associato ad una fase di grande vitalità per le arti e la cultura, oltre che di diffusa ripresa socio-economica dopo la crisi di fine Trecento, ma deve essere anche messa in rapporto con l’eredità umanistica.

Da un lato, è evidente la continuità tra le due fasi, con il Rinascimento che si presenta come il completamento e la regolarizzazione del progetto umanistico di riscoperta e rivalorizzazione dei classici, con la loro lezione tanto linguistico-stilistica quanto estetico-morale. Gli ideali umanistici diventano nel Rinascimento carica ed applicazione progettuale investendo non solo il mondo dell’arte ma anche il ruolo dell’uomo nella società e nel mondo, nonché tutte le discipline dello scibile umano. D’altro canto, è anche possibile indicare alcuni punti di discontinuità tra le due esperienze, a cominciare dal progressivo affiorare di elementi e motivi di crisi, che contraddicono l’ottimismo e la fiducia entusiastica nelle possibilità dell’uomo tipici dell’intellettuale del periodo precedente.

 

Contesto storico

 

Umanesimo e Rinascimento sono spesso considerati come due momenti del medesimo periodo storico, quello a cavallo tra la fine del Trecento e la metà del Cinquecento. Il centro focale del Rinascimento, come già per la cultura umanistica, è l’Italia, che è il centro mondiale per eccellenza della vita culturale, artistica ed intellettuale proprio nel periodo in cui la sua frammentazione politica e la sua dipendenza dalle potenze straniere raggiunge il culmine. Il quadro politico è caratterizzato dalla presenza delle corti, che diventano il luogo per eccellenza dello scambio e della produzione culturale, grazie anche al ruolo mecenatesco di principi e signori che, con un’abile politica culturale, sfruttano l’ospitalità garantita a poeti e scrittori per garantirsi prestigio e fama 2. Centri culturali di grande prestigio sono, nel primo Cinquecento, la Ferrara degli Este, la Milano degli Sforza, la Firenze dei Medici, ma anche città più piccole, dall’influenza meno ampia, come Mantova ed Urbino. Sempre più rilevante è poi l’attività della Chiesa e del Papato, che rendono Roma un luogo di straordinario splendore e fortemente attrattivo per uomini d’arte e cultura. La frammentazione politico-militare della penisola italiana, d’altro canto, costituisce uno dei fattori principali di crisi e debolezza delle signorie, e dunque un elemento determinante della crisi pronta a scoppiare nel terzo decennio del secolo. La penisola, infatti, priva di un centro unico e solido, così come di forze militari adeguate è preda delle mire espansionistiche delle monarchie straniere già modernamente centralizzate, in particolare quella francese e quella spagnola. Gli stati italiani, soprattutto dopo la pace di Cateau-Cambrésis nel 1559 tra Francia e Spagna, entrano progressivamente sotto la sfera d’influenza spagnola.

Tra i grandi eventi storici che caratterizzano il secolo e che si riflettono sul clima ideologico e culturale del Rinascimento, va senza dubbio citata la Riforma protestante e lo scisma causato dalle 95 tesi di Martin Lutero (1483-1546) contro la vendita delle indulgenze da parte della Chiesa romana. La rottura dell’unità del mondo cristiano e la reazione della Chiesa cattolica con il Concilio di Trento (1545-1563) e la stagione della Controriforma incidono profondamente sulla visione del mondo rinascimentale, che proprio da metà Cinquecento vede esaurirsi la sua spinta propulsiva ed originale. Il senso di angoscia e di inquietudine, associato alla minor libertà intellettuale ed artistica (emblematica in tal senso la vicenda poetica e personale di Torquato Tasso) segna il passaggio al periodo del Manierismo, che forza l’equilibrio classico dell’arte rinascimentale quasi anticipando la sensibilità barocca.

 

Tematiche ed autori principali

 

L’idea fondamentale della cultura rinascimentale è quella in comune con l’Umanesimo, ovvero la rivalutazione dell’uomo e della sua esperienza terrena alla luce della fiducia nelle sue capacità e nelle sue virtù. L’uomo rinascimentale si pone al centro del mondo, in armonico rapporto con la realtà circostante, che egli può comprendere e dominare con il giusto uso della ragione, delle conoscenze scientifiche e del sapere della tradizione e degli antichi; egli può dimostrare la propria virtù nella misura in cui sa affrontare le avversità della sorte non confidando nella ricompensa ultraterrena ma mettendo a buon frutto tutte le sue capacità e le sue competenze.

Il compimento del progetto culturale umanistico si traduce così nel primato della cultura, delle arti e delle scienze: da un lato prosegue la riscoperta dei classici, dall’altro si assiste ad un grande progresso scientifico, anche sulla scia delle grandi scoperte ed esplorazioni geografiche a partire dalla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492. Si scardina così l’idea medievale di un cosmo ordinato dalla volontà divina con al centro la Terra, come raffigurato nel sistema tolemaico: l’uomo diviene così una parte dell’universo, che agisce ed influisce sulla natura, ma ne è anche condizionato. È l’astronomo polacco Niccolò Copernico (1473-1543) a formulare per primo la teoria eliocentrica, cui si ispireranno sia Tycho Brahe (1546-1601) che Galileo Galilei (1564-1642) in opere quali il Sidereus Nuncius, Il Saggiatore e il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, determinanti per la fondazione del moderno metodo scientifico. A fianco delle scienze esatte, ha spazio nel Rinascimento anche l’indagine sugli aspetti meno razionali e più ombreggiati della magia, della cabala, dell’astrologia o dell’alchimia, spesso secondo un’impronta gnostica e iniziatica.

Sul piano filosofico, la tendenza idealistica del Rinascimento, che tende a sublimare la realtà e a trasporla in un mondo slegato dalla realtà più materiale, è da ricollegare all’influsso della filosofia neoplatonica, soprattutto per opera dell’umanista Marsilio Ficino. Il filone dell’aristotelismo, dominante nel mondo medievale, conosce una significativa evoluzione: lo studio di Aristotele (384-322 a.C.) sui testi originali, già iniziato in età umanistica, porta alla rivalutazione degli aspetti naturalistici della sua filosofia ed ha particolari conseguenze in campo letterario, dove il dibattito sulla Poetica sfocia in una organica ed influentissima teorizzazione dei modi e delle finalità dell’espressione artistica, che sarà determinante per lo sviluppo dei generi letterari dei secoli successivi. Per quanto riguarda la riflessione poetica, altrettanto peso ha la riscoperta e il recupero di Orazio e della sua Ars poetica, dove viene tematizzata la finalità pedagogica del testo letterario attraverso  la mescolanza (secondo la nota formula del miscere utile dulci) di piacere estetico e precetti morali.

Sul piano letterario, rispetto all’Umanesimo il Rinascimento segna il trionfo decisivo della produzione in volgare su quella in latino. Da qui prende le mosse la cosiddetta “questione della lingua”, ovvero il dibattito teorico e critico su quale debba essere il volgare per eccellenza della scrittura letteraria. Il tema, già affrontato in epoca medievale da Dante nel suo De vulgari eloquentia, è al centro delle proposte di autori e intellettuali rinascimentali, a partire da Machiavelli sostenitore del “fiorentino vivo” fino alla tesi cortigiana di Baldassarre Castiglione 3, secondo cui la lingue delle lettere dovrebbe essere quella delle corti, in cui si incontrano uomini colti di provenienza molto eterogenea. A risultare vincente nel lungo periodo è però la posizione di Pietro Bembo e delle sue Prose della volgar lingua, che identificano in Petrarca e Boccaccio i due modelli illustri per la lirica e per la prosa. Alla base delle tesi di Bembo e della loro fortuna c’è sicuramente anche la tendenza classicista del Rinascimento, che, nel suo ideale di ordine e razionalità, intende l’arte e la letteratura come qualcosa che sappia elevarsi sopra le contingenze del reale 4.

Questa esigenza di ordine e misura si comprende bene anche considerando che il genere principale del secolo è la trattatistica, nelle sue varie declinazioni. È nel trattato infatti che l’intellettuale rinascimentale può far sfoggio della sua formazione poliedrica e del suo sguardo ad ampio raggio, e fornire al tempo stesso al proprio lettore un modello di incasellamento del sapere e della conoscenza. Al rinnovamento della storiografia - si pensi al Principe e ai Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, di Niccolò Machiavelli 5 ma anche la Storia d’Italia di Francesco Guicciardini 6 - corrisponde lo sviluppo dei manuali del perfetto cortigiano, in linea con il clima dominanti delle corti italiane ed europee: ne sono esempi il Cortegiano di Baldassarre Castiglione (1478-1529) e il Galateo di Giovanni della Casa (1503-1556).

1 Il termine “Rinascimento” è stato utilizzato per indicare un preciso momento storico-culturale solo a partire dall’Ottocento, quando lo storico Jacob Burckhardt (1818-1897) nel suo La civiltà del Rinascimento in Italia recupera una definizione del pittore e storico d’arte Giorgio Vasari (1511-1574).

2 I destinatari e i committenti principali di opere d’arte e letteratura sono dunque cortigiani, il cui gusto influenza la scelta dei generi e delle forme poetiche, ad esempio giustificando lo straordinario successo dei poemi epico-cavallereschi di Boiardo (L’Orlando innamorato), Ariosto (L’Orlando furioso) e Tasso (La Gerusalemme liberata).

3 Baldassar Castiglione è l’esempio più rappresentativo di cortigiano cinquecentesco. Educato secondo i principi dell’Umanesimo, Castiglione fu per tutta la vita diplomatico presso diverse corti italiane e poi per il pontefice presso il re di Spagna. Dalla sua cultura raffinata (ma anche dalla sua esperienza professionale) nasce il Libro del Cortegiano, un dialogo in quattro libri che si propone di istruire il perfetto uomo di corte.

4 A questa corrente classicista reagiscono singolo scrittori, il cui stile va appunto in direzione antitradizionale ed espressionistica, come Francesco Berni (1497-1535) e il suo stile burlesco, Pietro Aretino (1492-1556), i dialettali Teofilo Folengo (1491-1544) e Ruzzante (Angelo Beolco, 1496ca. - 1542).

5 A Machiavelli e al suo Principe spetta il primato della riflessione sulla politica moderna, sulle sue caratteristiche, sui suoi strumenti privilegiati. In questo ambito l’operazione di Machiavelli ha portata storica, poiché, rifiutando la visione verticale della fede, indica nella politica una disciplina indipendente, che trova in sé - e non nella morale - le proprie regole e i propri punti di riferimento.

6 Francesco Guicciardini, uomo politico al servizio del Papato mediceo, è noto soprattutto per le sue opere storiografiche, in cui d’altronde l’impegno morale e letterario è finalizzato in ultima analisi alla riflessione politica, secondo un’ottica pessimistica in cui la componente soggettiva non cancella l’importanza dell’operato individuale all’interno della società. Oltre alle Storie d’Italia, dettagliata trattazione di quarant’anni di storia fiorentina e italiana in venti libri, Guicciardini è noto per i Ricordi, una serie di aforismi morali legati alla storia privata e familiare.