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"Trionfo di Bacco e Arianna" di Lorenzo de' Medici: riassunto e commento

Oltre alla Nencia da Barberino, un altro componimento popolareggiante di Lorenzo de’ Medici è il Trionfo di Bacco e Arianna, detta anche Canzona di Bacco, che fa parte dei Canti carnascialeschi. Questi canti vengono composti in occasione di feste popolari, come il carnevale, e vengono pensati per essere intonati nelle processioni carnevalesche dei carri dalle compagnie di attori e musici mascherati.

 

La Canzona di Bacco è forse il più noto canto carnascialesco a noi giunto ed era destinato ad essere cantanto durante un corteo mitologico trionfale, dedicato al dio del vino, Bacco, accompagnato dalla sua sposa, Arianna. Metricamente, si tratta di una ballata di ottonari. Il coro descrive appunto il corteo, presentando i diversi personaggi che lo compongono. Le descrizioni sono intervallate dal ritornello (o ripresa): “chi vuol essere lieto, sia: | di doman non c’è certezza”. Il tema centrale, espresso fin dai primi versi e dalla ripresa ("Quant’è bella giovinezza, | che si fugge tuttavia!”), è la giovinezza gioiosa, ma effimera, in quanto solo di passaggio. Il poeta invita quindi a godere di questi momenti lieti, dal momento che passeranno rapidamente e non si possono conoscere gli avvenimenti futuri. La tematica del trascorrere del tempo e delle gioie passeggere della vita è tipica della tradizione classica - si consideri, per esempio, l’ode 1,11 di Orazio con il celeberrimo verso “carpe diem quam minimum credula postero”.

 

L’originalità del testo del Magnifico è la vivacità popolare con cui riesce ad esprimere questo amaro concetto. Tutto il componimento è caratterizzato da una forza gioiosa, velata pacatamente da un sentimento di malinconia, dettato dall’incertezza del domani e dal fuggire del tempo. Solo la festa e la gioia dell’amore e dell’ebbrezza permettono di dimenticare questi tristi aspetti della vita:

 

Donne e giovinetti amanti,

viva Bacco e viva Amore!

Ciascun suoni, balli e canti!

Arda di dolcezza il core!

Non fatica, non dolore!

La conclusione tuttavia lascia emergere l’amara realtà di un destino ignoto.

 

Quant’è bella giovinezza,

che si fugge tuttavia!

chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

 

     Quest’è Bacco e Arïanna,

belli, e l’un dell’altro ardenti:

perché ’l tempo fugge e inganna,

sempre insieme stan contenti.

Queste ninfe ed altre genti

sono allegre tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

       

     Questi lieti satiretti,

delle ninfe innamorati,

per caverne e per boschetti

han lor posto cento agguati;

or da Bacco riscaldati

ballon, salton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia

di doman non c’è certezza.

 

     Queste ninfe anche hanno caro

da lor essere ingannate:

non può fare a Amor riparo

se non gente rozze e ingrate:

ora, insieme mescolate,

suonon, canton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

 

     Questa soma, che vien drieto

sopra l’asino, è Sileno:

così vecchio, è ebbro e lieto,

già di carne e d’anni pieno;

se non può star ritto, almeno

ride e gode tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

 

     Mida vien drieto a costoro:

ciò che tocca oro diventa.

E che giova aver tesoro,

s’altri poi non si contenta?

Che dolcezza vuoi che senta

chi ha sete tuttavia?

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

 

     Ciascun apra ben gli orecchi,

di doman nessun si paschi;

oggi siam, giovani e vecchi,

lieti ognun, femmine e maschi;

ogni tristo pensier caschi:

facciam festa tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.

 

     Donne e giovinetti amanti,

viva Bacco e viva Amore!

Ciascun suoni, balli e canti!

Arda di dolcezza il core!

Non fatica, non dolore!

Ciò c’ha a esser, convien sia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c’è certezza.