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Hegel, la famiglia, la società, lo Stato: i “Lineamenti di filosofia del diritto”

All’interno del panorama speculativo della riflessione hegeliana, lo Stato ha un ruolo ed una funzione imprescindibile, come dimostrano le pagine che l’autore dedica all’argomento sia nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche che nei Lineamenti di filosofia del diritto. Riprendendo infatti le categorie che suddividono la Filosofia dello spirito, ci troviamo qui nella sezione dedicata all’Eticità, intesa come realizzazione (cioè, come sintesi dei momenti precedenti: il Diritto e la Moralità) della volontà libera. Il primo passo (hegelianamente, la tesi) è, com’è noto, quello della famiglia, che per il filosofo è da intendersi quel tutt’uno coeso in cui permangono tracce della “compattezza etica” delle società antiche. Momenti fondativi della famiglia - che Hegel vede come l’unione libera di due individui che scelgono di comune volontà di costituire un’unità superiore - sono quindi il matrimonio, il patrimonio e l’educazione dei figli (e in tal senso, Hegel disconosce l’amore romantico, inteso come pulsione soggettiva del soggetto che non sa e non vuole accettare l’oggettività - e cioè l’antitesi - del matrimonio). Il “superamento” della famiglia, nella sua natura semplice e unitaria, è quindi la società civile, che nei Lineamenti di filosofia del diritto è il momento “razionale negativo”, che scinde ed atomizza l’unità nucleare della famiglia, in quanto qui hanno precedenza i “soggetti economici privati” della società borghese-capitalistica.


Ultimo passaggio (la sintesi del processo hegeliano) è quello allo Stato, dove la libertà si attua e si esplica pienamente e che al tempo stesso costituisce la premessa e la precondizione della famiglia e della società civile; rifiutando le tesi di Rousseau e del Contratto sociale, Hegel intende lo Stato non come l’accordo di volontà individuali, ma quale realizzazione della volontà razionale, e quindi, nel suo schema complessivo, della volontà universale. Così Hegel descrive il passaggio il “trapasso” dalla società civile nel “fine universale” dello Stato:

 

Il fine della corporazione [e cioè, della società civile] siccome limitato e finito ha la sua verità [...] nel fine universale in sé e per sé e nella realtà assoluta di esso; la sfera della società civile trapassa pertanto nello stato.

Da qui, la definizione hegeliana di Stato come realtà che è “il razionale in sé e per sé”, in cui la volontà razionale acquista piena consapevolezza di se stessa; il tono è del resto simile a quello con cui Aristotele, nella Metafisica, celebrava il motore immobile:

 

Lo stato inteso come la realtà della volontà sostanziale, realtà ch’esso ha nell’autocoscienza particolare innalzata alla sua universalità, è il razionale in sé e per sé. Questa unità sostanziale è assoluto immobile fine in se stesso, nel quale la libertà perviene al suo supremo diritto, così come questo fine ultimo ha il supremo diritto di fronte agli individui, il cui supremo dovere è d’esser membri dello stato.

Il punto di vista di Hegel è quindi perentorio: solo nello Stato si è e si può essere davvero liberi.