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Luigi Pulci, "Morgante": riassunto dell'opera

Il Morgante è un poema in ventotto canti di ottave di Luigi Pulci, autore rinascimentale vicino alla corte medicea. Il poeta inizia a comporre l’opera, sollecitato dalla madre di Lorenzo il Magnifico, Lucrezia Tornabuoni, che verrà celebrata nel XXVIII canto del Morgante stesso. I primi 23 cantari vengono conclusi nel 1471, ma la prima edizione del poema vede la luce solo nel 1478. Tra 1480 e 1483 vengono pubblicate altre quattro edizioni dell'opera. Negli stessi anni Pulci crea cinque nuovi canti, che vengono aggiunti agli altri; Nel 1483 viene pubblicato il testo definitivo del poema, chiamato Morgante maggiore.

 

La struttura del poema ricalca quella dei canti popolari sul ciclo bretone e carolingio, dei quali si recupera non tanto sullo stile, quanto sulla trama, ricca di intrecci e colpi di scena. I primi ventitre cantari del Morgante sembrano ispirarsi a uno di questi cantari popolari, l’Orlando, scoperto nell’800 dal filologo Pio Rajna, mentre gli ultimi cinque, che riguardano la Rotta di Roncisvalle, sembrano basarsi su un altro poemetto, la Spagna. La composizione cronologicamente successiva di questi ultimi cantari è evidente nello stile e nella lingua: dominano citazioni colte e possibili riferimenti allegorici alla vita del Pulci - come il personaggio Marsilio identificato da molti con il neoplatonico Ficino, verso cui il poeta è ostile.

 

La trama dell’opera appare variegata e frammentaria, in conseguenza dei molti episodi che la compongono. Orlando, calunniato presso Carlo Magno da Gano, paladino malvagio e traditore, è costretto a partire per l’Asia. Fermatosi in un convento, scopre che i monaci sono oppressi da tre giganti. Il paladino si offre di liberare i monaci da questo tormento, e uccide infatti due dei giganti. Il terzo, Morgante, viene convertito e trasformato nello scudiero di Orlando. Il poeta riporta diverse avventure e incontri (come quello con Margutte, mezzo-gigante astuto e furbo, controparte perfetta dell’ingenuo Morgante). Giungono in Oriente altri cavalieri di Carlo Magno, di cui vengono ripercorse le imprese. Ma il malvagio Gano convince il re pagano Marsilio ad attaccare il regno di Francia. I paladini tornano così in Occidente. Orlando, nella retroguardia, viene sorpreso a Roncisvalle, dove i nemici avevano teso una trappola, e viene ucciso nel combattimento, non prima di aver suonato il suo corno, che attira l’attenzione dell’esercito di Carlo Magno, che accorre in suo aiuto, sbaragliando l’esercito pagano.

 

Il tono dell’intero poema appare quello tipico della tradizione comico-realistica, Pulci infatti parodizza i canti e le tematiche cavalleresche in modo vivace e divertito, anche dal punto di vista linguistico. il Morgante si presenta quasi in contrapposizione, per quanto riguarda toni e obiettivi, con un altro poema contemporaneo, l’Orlando innamorato di Matteo Boiardo. Questa disposizione dell’autore si nota anche nella struttura tematica, dove diventano centrali scene dal gusto realistico, comico e grottesco. Ed è qui - piuttosto che nello sviluppo delle grandi vicende eroiche dei paladini e nella forza della trama -  che si nota l’abilità dell’autore nella descrizione pittoresca e caricaturale della realtà. Dal punto di vista linguistico, questa vivacità si ritrova nella scelta lessicale del Morgante, ricco di termini popolari e dialettali, usati appositamente per ricreare, anche nella lingua, l’effetto comico delle vicende. Come viene evidenziato dalla critica, Pulci sceglie con cura e attenzione un materiale linguistico opposto alla cultura “alta” (a cui comunque appartiene l’autore), che emerge all’interno dell’opera nel gusto per la citazione e per il riferimento colto.