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Leopardi, "Idilli": introduzione e commento

Introduzione ed edizioni degli Idilli

 

La prima raccolta degli Idilli leopardiani è del 1826, quando la Stamperia delle Muse di Bologna pubblica alcuni brevi testi del poeta, insieme con altri componimenti (tra cui due Elegie, alcuni sonetti, una Epistola al Conte Piepoli, tre canti della Batracomiomachia tradotta dal poeta e il volgarizzamento di una Satira di Simonide, poeta lirico greco del IV secolo a.C.).

Gli idilli confluiscono poi nella prima edizione dei Canti del 1831, volume in cui sono raggruppate tutte le raccolte precedenti di Leopardi. Le liriche di questo volume possono essere suddivise in sezioni separate, risalenti a periodi diversi della vita del poeta.La prima di questa sezioni include le Canzoni (1818-1823) e appunto gli Idilli (1819-1821). Queste due sezioni si presentano tematicamente unitarie: sono, infatti, collegate alla fase del pessimismo storico, che nelle canzoni viene sviluppato in maniera oggettiva con l’uso di esempi storico-mitologici, mentre negli idilli viene analizzato in modo soggettivo, scavando nell'interiorità dell’autore e dei suoi sentimenti.

 

Le caratteristiche dell’idillio e la poetica di Leopardi

 

Per Leopardi - com'egli dirà nei Disegni letterari del 1828 - gli Idilli sono componimenti che esprimono "situazioni, affezioni, avventure storiche del mio animo". Dell’edizione degli Idilli del 1826 fanno parte sei testi: L'infinito, La sera del dì di festa, Alla luna, Il sogno, La vita solitaria, il Frammento XXXVII.

Il termine "idillio" deriva dal greco, e letteralmente significa "piccola scena" o "piccola poesia", indicando un breve componimento poetico di ambientazione pastorale, come quelli di Teocrito, autore greco di età ellenistica. Leopardi si basa per il titolo su quello omonimo della raccolta di Mosco, un poeta greco del II secolo a.C. da lui tradotto nel Discorso sopra Mosco del 1815. Tuttavia l’autore innova la tradizione idillica, modificando innanzitutto l'ambientazione e dando ai suoi versi una dimensione intima e personale. Negli Idilli l’autore abbandona i modelli antichi e classici, e si concentra in una forma di puro lirismo sui moti dell'animo e dei propri sentimenti. La scelta formale dell'endecasillabo sciolto, più adatto a rendere i ritmi e la pieghe intime dell'animo rispetto a metri più tradizionali, è segno esteriore di questo profondo cambiamento del tono poetico e del modo stesso di intendere la poesia.

La poetica dell’indefinito è al centro della raccolta degl Idilli e nasce dalle riflessioni di Leopardi sul piacere. Secondo il poeta l'uomo prova un desiderio infinito - e quindi inappagabile - di piacere. Le gioie quotidiane sono soddisfazione effimere, prodotte dalla cessazione temporanea del dolore. Questa tragica realtà viene celata all'uomo dalla Natura, che benevola riesce ad affievolire la contraddittorietà insita nel genere umano. In epoca antica e durante l'infanzia l'individuo era ed è meno infelice perché più disposto a lasciarsi illudere grazie a una forte immaginazione. L'età moderna e l'età adulta allontanano invece l'uomo dalla natura e dalla fantasia, creando una condizione di infelicità e angoscia.

Leopardi, quindi, vede come una unica possibilità di fuga da questa condizione il riprodurre la sensazione di indefinitezza e immaginazione propria dell'infanzia, attraverso una poetica dell'indefinito e del vago. L'aspetto principale di questa è il ricordo della fanciullezza o di un passato relativamente lontano, ricordo che rende più indefinito e poetico il dolore, attenuandolo. La percezione della realtà si modifica e le cose si confondono o si mascherano di nuove sensazioni attraverso la lontananza nello spazio e nel tempo. Per l’autore l'uomo moderno non può riscoprire del tutto l'immaginazione, ma deve accontentarsi di rievocare nostalgicamente le illusioni e le fantasie che da bambini si è soliti avere. A questo tema, si ricollega quanto affermato in questo passo dello Zibaldone, risalente al 16 gennaio 1821:

forse la massima parte delle immagini e sensazioni indefinite che noi proviamo pure dopo le fanciullezza e nel resto della vita, non sono altro che una rimembranza della fanciullezza...; vale a dire, proviamo quella tal sensazione, idea, piacere, etc., perché ci ricordiamo e ci si rappresenta alla fantasia quella stessa sensazione immagine etc. provata da fanciulli, e come la provammo in quelle circostanze.

Negli Idilli con episodi della sua vita personale Leopardi introduce i temi chiave dei suoi componimenti, incentrati sul pessimismo storico: il destino infelice del poeta causato da un profondo senso di esclusione dalla gioia; la caducità delle cose; l'impossibilità di un rapporto tra uomo moderno e natura; il ricordo e la sua permanenza nel presente; la contemplazione dell'infinito.