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“The Canterbury Tales” di Geoffrey Chaucer: riassunto

Introduzione

 

Geoffrey Chaucer nasce a Londra attorno al 1343 da una famiglia della classe media agiata; dopo gli studi giuridici, Chaucer entra alla corte di Edoardo III (1312-1377) e compie diversi viaggi in Francia, nelle Fiandre (nel 1377) e in Italia (nel 1372-73 e nel 1378), che gli consentono di arricchire la propria formazione intellettuale e letteraria sui modelli molto influenti di Dante, Petrarca e Boccaccio. Queste esperienze ebbero ripercussioni anche sulla sua produzione, tanto che essa viene tradizionalmente divisa in tre fasi: francese, italiana e inglese. Sono parte della fase francese i lunghi poemi allegorici sull’amor cortese, sul modello del Roman de la Rose di Guillame de Lorris e Jean de Meung, che Chaucer tradusse dal francese tra 1372 e 1376. L’opera più rappresentativa della fase italiana è senz’altro il Troilus and Criseyde (Troilo e Cressida, 1385): considerato il primo capolavoro di Chaucer, è una sorta di libera traduzione del Filostrato di Boccaccio, da cui però si distingue per l’approfondimento psicologico della figura femminile e per la maggiore complessità dell’intreccio. La fase inglese è invece rappresentata dai Canterbury Tales (I racconti di Canterbury), composti a partire dal 1386 e oggi considerati tra le opere più significative della letteratura inglese. Scritti in middle English, e cioè in inglese “volgare”, i Canterbury Tales contribuiscono alla sua affermazione come lingua letteraria, rispetto ai modelli prevalenti dell’epoca, ovvero il latino e il francese.

Per questi motivi, Chaucer è generalmente considerato il “padre” della poesia inglese, soprattutto per le grandi innovazioni che introdusse nei suoi testi, come il verso decasillabo con cinque accenti, meglio noto come pentametro giambico 1, destinato a diventare il metro base della poesia inglese, utilizzato ad esempio da Shakespeare nei suoi Sonnets. I Canterbury Tales sono infatti scritti in distici di pentametri giambici.

 

The Canterbury Tales: struttura

 

I racconti di Canterbury sono una raccolta di racconti in versi. Chaucer inserisce i suoi racconti in una cornice narrativa, che serve da giustificazione per permettere ai personaggi di raccontare le proprie storie. Chaucer è il primo a utilizzare questa tecnica in Inghilterra, mentre era già stata adottata in Italia da Boccaccio nel Decameron, che servì appunto da ispirazione a Chaucer per i suoi racconti. Se la cornice del Decameron è però una villa nella campagna fiorentina dove dieci giovani della “allegra brigata” si ritirano per scampare alla peste che contamina Firenze, la cornice dei Canterbury Tales è un pellegrinaggio da Londra verso Canterbury per visitare la tomba di Thomas Becket 2. L’intenzione iniziale di Chaucer era quella di far narrare a ciascuno dei trenta pellegrini (29 pellegrini più l’autore) due storie nel viaggio di andata e due storie in quello di ritorno. In questo modo si sarebbero avute 120 storie totali, oltre all’importante Prologo. In realtà solo 23 pellegrini raccontano la propria storia, oltre al narratore che ne racconta due, descrivendo ciò che vede e sente durante il pellegrinaggio. La struttura dei Canterbury Tales si articola in dieci gruppi di racconti, chiamati Frammenti 3:

 

Frammento 1
(Prologo + quattro testi)

General Prologue
The Knight's Tale
The Miller's Tale
The Reeve's Tale
The Cook's Tale

Prologo generale
Racconto del Cavaliere
Racconto del Mugnaio
Racconto del Fattore
Racconto del Cuoco

Frammento 2
(un testo)
The Man of Law's Tale Racconto del Commissario di giustizia
Frammento 3
(tre testi)

The Wife of Bath's Tale
The Friar's Tale
The Summoner's Tale

Racconto della Comare di Bath
Racconto del Frate
Racconto del Cursore

Frammento 4
(due testi)

The Clerk's Tale
The Merchant's Tale

Racconto dello Studente
Racconto del Mercante

Frammento 5
(due testi)

The Squire's Tale
The Franklin's Tale

Racconto dello Scudiero
Racconto dell’Allodiere

Frammento 6
(due testi)

The Physician's Tale
The Pardoner's Tale

Racconto del Medico
Racconto dell’Indulgenziere
Frammento 7
(sei testi)

The Shipman's Tale
The Prioress's Tale
Sir Thopas' Tale
The Tale of Melibee
The Monk's Tale
The Nun's Priest's Tale

Racconto del Marinaio
Racconto della Madre priora
Racconto su Ser Topazio
Racconto su Melibeo
Racconto del Monaco
Racconto del Cappellano della monaca

Frammento 8
(due testi)

The Second Nun's Tale

The Canon's Yeoman's Tale

Racconto della Seconda Monaca
Racconto del Garzone del Canonico
Frammento 9
(un testo)
The Manciple's Tale Racconto dell’Economo
Frammento 10
(un testo)
The Parson's Tale Racconto del Parroco

 

La raccolta si chiude poi con il Commiato dell’autore. In questo modo Chaucer fornisce, con ironia e gusto narrativo, un ritratto della società e della classe media inglese del XIV secolo. Per la prima volta, persone comuni vengono rappresentate realisticamente nella loro esistenza quotidiana: i pellegrini rappresentano infatti dei “tipi” umani, eppure ognuno è dotato di una propria personalità che lo rende un personaggio reale e non uno stereotipo classico.

 

Trama e temi

 

La vicenda prende avvio in una taverna londinese, il Tabarro, nella zona del Southwark, dove il narratore attende l’alba per partire alla volta di Canterbury; non appena entrati nel locale si uniscono a lui ventinove pellegrini di diversa estrazione sociale, come lui diretti al santuario di Thomas Becket. Nell’incipit del Prologo generale (nell’originale, General Prologue), Chaucer descrive il momento lieto dell’anno - la primavera - in cui il pellegrinaggio ha luogo:

Whan that Aprill with his shoures soote
the droghte of March hath perced to the roote
and bathed every veyne in swich licour
of which vertu engendred is the flour 4

Il narratore presenta poi i vari pellegrini e suggerisce che ciascuno di loro racconti due storie sulla strada di andata e due su quella del ritorno. Chi racconterà la storia più bella vincerà un pasto nella sua taverna. La sorte decide che il primo a raccontare la propria storia sarà il Cavaliere (The Knight's Tale). Il Prologo generale dei Canterbury Tales è oggi noto e apprezzato per come Chaucer descrive magistralmente i diversi pellegrini, offrendo un potente affresco della classe media dell’epoca rappresentata “per la prima volta nella sua unità di razza e di cultura” 5. Vengono infatti descritte la classe lavoratrice e mercantile (come già avviene nel Decameron di Boccaccio), ma anche i lavoratori della campagna, il clero e l’aristocrazia. I Canterbury Tales diventano così una perfetta rappresentazione letteraria della tripartizione della società medievale in:

  • oratores, ovvero coloro i quali pregano, e quindi la gente di Chiesa come il frate (The Friar's Tale) o la priora (The Prioress's Tale) oppure la seconda Monaca (The Second Nun's Tale) e il Parroco (The Parson's Tale);
  • bellatores, ovvero coloro che combattono, come il Cavaliere (The Knight's Tale) oppure lo Scudiero (The Squire's Tale);
  • laboratores, ovvero i lavoratori come l’oste (The Cook's Tale), il fattore (The Reeve's Tale), il mercante (The Merchant's Tale) o l’economo (The Manciple's Tale).

Il primo gruppo a essere introdotto è quello dell’aristocrazia (il Cavaliere con il giovane figlio Scudiero e il loro Arciere), mentre a seguire è rappresentato il clero (la Priora con la Suora e tre preti, il Monaco e il Frate) e infine troviamo la classe lavoratrice e borghese (il Mercante, lo Studente di Oxford, il Commissario di Giustizia, l’Allodiere, il Merciaio, il Falegname, il Tessitore, il Tintore, il Tappezziere, il Cuoco, il Marinaio, il Medico e la Comare di Bath). A queste tre classi sociali seguono due personaggi umili ma virtuosi: il Parroco di campagna e suo fratello, il Contadino. Chaucer, piuttosto ironicamente, include se stesso nell’ultimo gruppo, composto dal Mugnaio, l’Economo, il Fattore, il Cursore e l’Indulgenziere. L’ordine dei personaggi e delle loro narrazioni è tutt’altro che casuale e segue invece una duplice scala di valori sociali e morali. All’inizio della raccolta troviamo la levatura morale e sociale del Cavaliere, figura seria e quasi idealizzata, che rappresenta un tema centrale per la raccolta, quello dell’amor cortese, mentre nel corso dell'opera troviamo la figura dell’Indulgenziere, posto in fondo alla scala morale e sociale, che rappresenta l’altro tema centrale dei Canterbury Tales, ovvero la corruzione della Chiesa 6. Tutta la raccolta è caratterizzata da un sottile umorismo, satirico nei confronti dei personaggi del clero e della borghesia, e che raggiunge l’apice massimo nella figura della Comare di Bath. Lo stile e il tono si adattano alle situazioni descritte e ai personaggi che stanno narrando, contribuendo alla varietà e all’eterogeneità dei racconti, nonché alla capacità di analisi psicologica di Chaucer. Dal punto di vista strutturale, i Canterbury Tales si pongono all’interno della tradizione della novella e in generale delle narrazioni brevi medievali, di cui rappresenta uno degli esempi più rilevanti ed influenti per i secoli successivi.

1 Il giambo è una coppia di sillabe che prevede una sillaba non accentata seguita da una accentata; il pentametro giambico è quindi un verso di dieci sillabe, di cui cinque accentate e cinque non accentate. È il piede più comune della poesia inglese.

2 Oggi noto come San Tommaso di Canterbury (1117-1170), arcivescovo, teologo e uomo politico alla corte di Enrico II (1133-1189), col quale entrò in conflitto tanto da venire assassinato nel 1170, nella cattedrale stessa, da quattro cavalieri probabilmente inviati dal re.

3 Per la traduzione italiana dei titoli ci si riferisce a quella di Ermanno Barisone per l’edizione Mondadori (G. Chaucer, I racconti di Canterbury, Milano, Mondadori, 1986).

4 Traduzione: “Quando le piogge dolci di Aprile | è sceso fin alle radici della calura di Marzo | e ha bagnato ogni vena con quel succo | che ha la virtù di donare vita ai fiori”. L’immagine vitalistica della primavera (che continua nei versi seguenti, dove vengono citati il vento Zefiro, il Sole e il canto degli uccelli) si collega alla tema della rigenerazione naturale e spirituale, dato che i pellegrini si recano alla cattedrale come ex voto per una grazia ricevuta da San Tommaso di Canterbury. Questi primi versi vengono ripresi, con senso capovolto, da T. S. Eliot nella prima della sua Waste Land (The burial of the dead): “April is the cruellest month, breeding | lilacs out of the dead land, mixing | memory and desire, stirring | dull roots with spring rain”.

5 E. Barisone, Introduzione a G. Chaucer, I racconti di Canterbury, Milano, Mondadori, 1986.

6 Una simile antitesi (ma completamente capovolta, con il passaggio dal vizio alla virtù) si trova anche nel Decameron, dove la prima novella è quella di Ser Ciappelletto mentre l’ultima è quella di Griselda.