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Honoré de Balzac, "La Commedia umana": analisi del testo

Il terzo testo della breve campionatura proposta, come confronto tra Manzoni e lo scenario culturale europeo, è scritto da Honoré de Balzac nel 1842 come prefazione generale a La Commedia umana (La Comédie Humaine), concepita come raccolta di tutti i romanzi dell’autore, sia quelli già scritti sia da scrivere ancora, al fine di rappresentare complessivamente il proprio tempo, in maniera analoga alla Divina Commedia di Dante.

 

Tale rappresentazione complessiva del proprio tempo deve per Balzac essere fondata sulla rappresentazione di quelle che egli, prendendo a modello il concetto di Specie Zoologiche, definisce le Specie sociali, cioè le differenziazioni degli uomini fra loro determinate dal diverso ambiente sociale cui gli individui appartengono. Partendo dunque dal presupposto che le differenze fra un soldato, un operaio, un avvocato, un ozioso ecc. dipendono dagli ambienti differenti in cui si manifesta l’azione della Società, obiettivo del romanziere francese è quello di fornire una "storia del cuore umano" attraverso la creazione di tipi umani mediante l’accostamento dei tratti di parecchi caratteri omogenei. Questi tipi, protagonisti dei diversi romanzi, si presentano così come gli strumenti per scrivere una vera e propria storia dei costumi, una storia che è stata trascurata da tanti storici di professione, e che consente di studiare le cause degli effetti sociali per cogliere il senso nascosto in quell’immenso insieme di figure, di passioni, di avvenimenti che animano la Società nel suo insieme. Solo attraverso una rappresentazione di questo tipo, sostiene Balzac, la Società è in grado di rivelare la spiegazione del suo movimento che essa porta racchiusa in sé. 

 

Per realizzare il progetto, Balzac ammette che fondamentale per lui è stata la lettura dei romanzi di Walter Scott, poiché da questo autore dice di avere appreso il modo di rendere interessante per un vasto pubblico, sia colto sia di massa, il tipo di rappresentazione che si è proposto. Il romanziere inglese infatti gli appare come colui che ha saputo rendere il romanzo una sintesi di tutti i generi letterari, fondendo dialogo, dramma, ritratto, descrizione nei modi propri di una inesauribile fecondità e originalità narrativa che risultano basate sullo studio della infinita varietà della natura umana, dato che "il caso è il più grande romanziere del mondo". 

 

Così la possibilità offerta dal genere del romanzo di rappresentare la complessità della società e del reale, si presenta a Balzac come lo strumento più adeguato per offrire quella rappresentazione complessiva della Società contemporanea che gli sta a cuore, per ottenere la quale egli pensa di istituire dei collegamenti fra i suoi romanzi dall'interno di un progetto narrativo organico e coerente, elemento cui, precisa Balzac, Walter Scott non aveva pensato. 

 

Alla luce dei testi considerati si può a questo punto agevolmente constatare come le problematiche e le riflessioni che animano il dibattito letterario europeo nell’Europa dell’Ottocento trovino uno spazio significativo ed articolato nell’opera manzoniana. Basta infatti passare in rassegna anche solo i concetti evidenziati nell’analisi per ritrovare molti degli elementi che strutturano e qualificano sia la scrittura saggistica sia quella creativa di Manzoni, il quale alle questioni proposte dagli intellettuali europei contemporanei seppe sempre dare una propria autonoma e personale risposta che risultò certamente collegata alla tradizione lombarda e italiana ma anche sicuramente agganciata ad una prospettiva modernamente europea.