Protagora e Gorgia: il relativismo e la retorica

Per Protagora ciò che esula dall’esperienza personale non può essere oggetto di conoscenza, ma non solo: l’uomo è misura di tutte le cose, l’esperienza personale è sempre vera; la verità è definita proprio dalla percezione e dall’opinione personale. E tuttavia, se anche tutte le opinioni sono vere, ci sono opinioni migliori di perchè orientano verso il bene, che è l’utile del singolo o della comunità. Per questo, il retore deve saper rendere forte l’argomento debole, deve saper trasformare i sentimenti di una persona o di una comunità.

Anche Gorgia si concentra sulla retorica, e sulla filosofia del linguaggio: per lui, il linguaggio non ha a che fare con la verità descrittiva (non ci dice come sono gli stati di cose nel mondo), ma ha una funzione pragmatica: spinge a credere e ad agire; e lo fa stimolando non l’apparato intellettivo, ma quello emotivo. Dato che non possiamo avere alcun accesso alla verità della realtà esterna e indipendente da noi, dato che viviamo nei confini del nostro linguaggio e del nostro pensiero, siamo in balia del linguaggio: potentissimo, dunque, risulta essere chi è in grado di dominarlo.

Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.