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Montale, "La bufera e altro": introduzione alla raccolta

Introduzione Poetica e stile

La raccolta dal titolo tanto esemplificativo, La bufera e altro di Eugenio Montale venne pubblicata nel 1956. E’ divisa in sette sezioni, che si distinguono l’una dall’altra per la varietà dei temi trattati, dall'attualità drammatica della guerra alla funzione testimoniale della poesia delle ultime liriche: Finisterre; Dopo; Intermezzo; Flashes e dediche; Silvae; Madrigali privati; Conclusioni provvisorie, in tutto 58 poesie. Essa racchiude al suo interno poesie composte tra il 1939 e il 1956: anni che abbracciano un periodo storico molto denso e significativo per l’Italia e l’Europa in genere.

 

In questo lasso di tempo il poeta visse il dramma della Seconda Guerra Mondiale e lo sfascio del dopoguerra: esperienze di tale portata e pathos non potevano che caratterizzare la sua produzione poetica, e aprire un varco all’espressione del pensiero politico per mezzo della lirica. Considerando però la poesia come qualcosa di trascendente, focalizzata sull’analisi della condizione umana nella sua complessità e universalità, Montale non si sofferma sui singoli accadimenti storici, ma riafferma il valore della poesia come espressione della dignità umana e intellettuale, anche nei momenti in cui il genere umano fornisce la più vile manifestazione di sè. Clizia, che avevamo già incontrato ne Le occasioni, subisce un’evoluzione che la porta a diventare un’interlocutrice ancora più fondamentale agli occhi del poeta, il suo ruolo salvifico viene ulteriormente accentuato, in un mondo e in una realtà quotidiana tanto piegati dalla dittatura fascista (anche se in altre liriche della raccolta Montale rifugge da ogni illusione di salvezza). Ne La bufera il male di vivere diventa insomma cosmico ed universale, conseguenza tangibile del terribile momento storico.


Dal punto di vista sintattico e metrico la raccolta si rivela complessa: si alternano componimenti brevi a poesie dalle strofe molto lunghe, i versi sono per lo più endecasillabi e settenari, la rima libera, e marcata è la presenza di figure retoriche, che innalzano (e complicano) il livello stilistico della poesia montaliana.